A lezione di management da Senofonte

Atene, 370 a.C. Alle 10.00 circa presso lo spazio comune dell’Accademia si terrà un incontro con lo storico Senofonte, discepolo di Socrate, autore del trattato l’Economico. La critica è già divisa tra chi sostiene che si tratti di un’opera minore dello storico (autore di veri e propri best sellers) e chi lo definisce il primo trattato di management! Management? Azienda? Organizzazione? Nell’Atene del 370 a.C.? La curiosità è troppa e decido di assistere alla conferenza. Mi documento e vengo a sapere che l’Economico è un trattato, in forma di dialogo, sul buon governo di una fattoria. Sostanzialmente divisa in due parti l’opera narra, all’inizio, della conversazione tra il giovane Critobulo e Socrate su quale sia la migliore modalità di amministrazione del proprio ingente patrimonio familiare; mentre nella seconda parte Socrate riferisce al giovane di un vero e proprio case study: la storia di Iscomaco, imprenditore agricolo di successo e rispettato da tutta la città. Mi accomodo in sala, circondata da illustri pensatori che un giorno diventeranno veri e propri pilastri della Filosofia antica. Silenzio… inizia la conferenza! Già con le prime battute si entra nel vivo del management: “Dimmi, Critobulo, – chiede Socrate – amministrazione è forse il nome di una scienza, come la medicina, l’arte del fabbro e la carpenteria?” “A me pare proprio di si” risponde Critobulo “E così come possiamo dire qual è l’oggetto di queste arti, potremmo dire qual è l’oggetto dell’amministrazione?” “Pare proprio di si – afferma Critobulo – che al buon amministratore spetti di governare bene la sua casa” e ancora più avanti “… E guadagnerebbe anche un bel salario, se fosse capace di prendere la gestione di una casa, di pagare le spese dovute e ingrandire la casa creando maggiore ricchezza”. Ecco, dunque, posti, in poche battute, i fondamenti del management professionale: il buon governo, l’obbiettivo di sviluppo e il riconoscimento professionale ed economico.

Ma di particolare attualità appare proprio il case study. Dopo aver a lungo discusso sulla forma di amministrazione, infatti, Critobulo si rivolge a Socrate pregandolo di illustrargli le tecniche del buon governo. Questi tuttavia si rifiuta perché “non le conosco – afferma candidamente – non le conosco praticamente, concretamente. Anche le tecniche sono importanti, e vi è un solo modo di impararle. Osservare quelli che hanno avuto successo”. Socrate inizia, dunque, a raccontare la storia dell’incontro con Iscomaco al quale il padre della filosofia morale aveva chiesto di narrargli le tecniche dell’agricoltura. Il giovane imprenditore si era lasciato andare a una lunga narrazione della sua giornata lavorativa riuscendo, con una abilità che ha dell’incredibile, a mettere in luce gli aspetti fondamentali della filosofia del management moderno. Cerchiamo, dunque, di evidenziare tali aspetti utilizzando le parole testuali senofontee. Iscomaco, nella dettagliata dissertazione, parla di:

  • Coinvolgimento personale del capo: Arrivato in campagna, metti che stiano piantando o lavorando il maggese o seminando […] io controllo come avviene ogni cosa e li correggo se conosco un procedimento migliore di quello che fanno;
  • Chiarezza strategica e will to manage: Gli dei non hanno reso lecito per un uomo di avere prosperità se non sa quello che vuole e non si sforza di compierlo;
  • Identificazione con l’azienda e forte spirito di collaborazione: Iscomaco, quando hai bisogno di un sovrintendente ti informi dove sia un individuo adatto a fare l’amministratore e cerchi di comprarlo, oppure formi da te i tuoi sovrintendenti? Per Zeus, o Socrate, – ri- sponde Iscomaco – mi sforzo di formarli io stesso;
  • Importanza della comunicazione interna: Chi deve essere in grado, quando me ne vado, di amministrare al posto mio, non deve conoscere esattamente le cose che conosco io?
  • Avere leali e buoni manager: Tuttavia non trascuro le cose che tu dici, o Socrate, dato che ho dei sovrintendenti nei miei campi …. Concedo in abbondanza perché questo è lo strumento migliore che io veda per generare lealtà;
  • L’importanza di riconoscimenti verbali e non solo pecuniari: Quando vedo che si prendono cura delle cose li lodo
  • o ancora tanti altri consigli di incredibile attualità: quando il padrone dà esempio di trascuratezza è difficile che il dipendente diventi diligente … chi vuole far diventare diligente qualcuno deve essere lui stesso capace di sorvegliare le attività e ispezionarle, premiare volentieri l’autore di una cosa ben fatta, non esitare a infliggere la pena appropriata a chi è negligente… senza lealtà quale utilità può avere mai un amministratore, qualunque scienza possieda?

Dopo aver descritto con dovizia di particolari i principi fondamentali dell’organizzazione, Iscomaco inizia Socrate ai fondamenti dell’arte dell’agricoltura arrivando proprio sul finire dell’opera a ribadire un concetto universale, non solo nella sfera del management: la cosa più importante è la capacità di guidare e motivare chi lavora per e con noi per poter dare un senso alla loro fatica. Si tratta di una capacità comune sia alle attività economiche che alle attività umane in genere tanto da essere definita “divina”. Una capacità che si può imparare ma con un lungo processo di apprendimento, ben più complesso di quanto non siano le tecniche: A mio parere questa è la cosa più importante in ognuna delle attività umane, e, quindi, anche nell’agricoltura. Tuttavia, per Zeus, io non dico affatto che anche questo si impara osservando o avendolo ascoltato una volta sola, ma affermo che per chi intende riuscire in questo c’è bisogno di educazione, di possedere una buona natura e, cosa più importante di tutte, di diventare divino. Non sono affatto convinto che questo bene, comandare a gente che obbedisca volentieri, sia del tutto cosa umana, ma mi pare divina; chiaramente è data a coloro che veramente sono iniziati alla virtù. Invece mi pare che il comandare tirannicamente, su gente che si ribella, gli dei lo impongono a coloro che ritengono di vivere come Tantalo nell’ Ade, che si dice passi tutta l’eternità nel timore di morire una seconda volta.

La lezione è finita, Senofonte ci ha parlato di leadership, di organizzazione, di impresa, di rapporti interpersonali, di divino e di umano e forse ci ha detto anche qualcosa di più! Ci ha insegnato che una cultura puramente ingegneristica, economica e tecnologica non è più sufficiente per comprendere e gestire la complessità di un mondo globale; che oggi è necessario possedere la capacità di apprendere culture nuove e che soprattutto non esistono modelli di riferimento unici ma è necessario che ognuno di noi sappia costruirsi il proprio. Grazie Senofonte!