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Socrate ci insegna a dialogare

«Una vita senza ricerca non è degna per l’uomo di essere vissuta» (Platone, Apologia di Socrate, capitolo XXVIII).

Fin dall’antichità è pervenuto a noi un quadro della figura del filosofo Socrate così complessa e allusiva che praticamente ogni epoca umana ha avuto modo di trovarvi esempi e appartenenze e ogni quesito una propria risposta. Oggi vorrei, tuttavia, soffermarmi su un unico aspetto: la comunicazione e più precisamente il dialogo socratico e le possibilità di utilizzo nel quotidiano. È noto che il grande passo avanti condotto da Socrate rispetto ai sofisti fu proprio quello di proporre un metodo di indagine fondato su argomentazioni discorsive, snelle ed efficaci, un dialogo tra persone sinceramente decise a sviscerare il problema in esame. Il discorso socratico muove dall’opinione dell’altro, non vi è il gusto della prevaricazione, ma, al contrario, il desiderio di andare incontro all’interlocutore perché si configura come una discussione strutturata su domande e risposte tra persone associate dal comune interesse alla ricerca. Non a caso è stato definito “maieutico” ossia “ostetrico”: come la levatrice non possiede un figlio da donare alla madre ma può aiutare quest’ultima a partorirlo, allo stesso modo Socrate non possiede alcuna scienza già costruita da imporre al discepolo ma può aiutare questo a fare chiarezza nella propria intima consapevolezza.

Il metodo socratico, oltre che dialogico e dialettico è anche, infatti, esortativo, ossia rivolto all’arricchimento della personalità umana in tutta la sua complessità. Complessità nel senso che Socrate è fortemente convinto che non esistano cose in sé buone o cattive o comportamenti intrinsecamente giusti o sbagliati: entrambi sono qualificati solo ed esclusivamente dalle intenzioni che hanno dato loro luogo e dal senso che essi assumono nelle singole situazioni. Il relativo giudizio, dunque, non può essere determinato dal contenuto ma solo dalla loro modalità di espressione nel tempo e nello spazio. Secondo tali premesse, Socrate dovette provvedere a una profonda riforma del pensiero greco e delle forme logiche in cui esso era solito esprimersi. Quest’ultimo aveva sempre posto l’accento sulla realtà esistente, sulla logica delle cose, sulla contingenza, mentre Socrate spostava l’attenzione sulla mutevolezza della diversità.

Negli ultimi decenni il dialogo socratico è stato profondamente studiato, adottato e applicato alla comunicazione contemporanea, come uno dei metodi più efficaci di interazione e confronto attraverso il potere delle parole nelle organizzazioni di ogni tipo. È una pratica particolarmente consolidata in Germania, dove ha trovato attuazione grazie a Leonard Nelson all’inizio degli anni Venti, e in Gran Bretagna in cui si è diffusa ampiamente molto tempo prima dell’arrivo della Consulenza filosofica. In che cosa consiste sostanzialmente? Si tratta di un metodo formale attraverso il quale un gruppo di persone guidate da un consulente si pone come obiettivo la risposta a un quesito di ordine generale. Diviene, cioè, una sorta di analisi congiunta su un tema più o meno specifico, il cui obiettivo non è quello di convincere o impressionare i partecipanti, bensì aiutarli a raggiungere insieme un livello più alto di pensiero rispetto a quello che potrebbe raggiungere la singola persona, per arrivare alla costruzione di una visione congiunta e condivisa durante tutto il percorso. Il raggiungimento della risposta unanime non può che creare un profondo e sincero senso di compattezza e affiatamento nel team dei partecipanti. Rispetto all’antichità, il dialogo socratico è stato corredato, naturalmente, di nuove regole piuttosto rigide. La Philosophical Academy di Bonn, ad esempio, illustra sette regole standard: una prevede che i partecipanti possano parlare solo della propria esperienza diretta, un’altra che gli esempi trattati nel dialogo debbano essere semplici e confacenti alla conversazione stessa, un’altra ancora abolisce i lunghi monologhi e così via. Naturalmente il fine del dialogo è quello di passare, in breve tempo, dall’analisi di esempi concreti e circoscritti a una definizione più generale e valida, guadagnata attraverso il consenso di tutti.

Si tratta, dunque, di una pratica che permette di facilitare l’ascolto proprio e degli altri in un mondo che sembra aver dimenticato il dialogo in favore del monologo e che insegna a pensare prendendosi i giusti tempi, senza giudicare o mettersi in contrasto con l’altro bensì cercando, insieme, una soluzione comune. Il dialogo socratico mostra anche come tutte le aziende, piccole o grandi che siano, pubbliche o private altro non siano che luoghi dove si apprende continuamente e dove, se ben indirizzati e disposti, è possibile evolvere tanto a livello professionale quanto a quello personale.

Ecco allora che in un momento storico in cui l’importanza del lavoro nelle nostre vite ha progressivamente assorbito quei valori umani che, un tempo, venivano condivisi con amici e familiari, in un periodo in cui l’ideologia dell’eccellenza, della performance a tutti i costi, dell’urgenza permanente, ha avuto la meglio su tutto, Socrate ci insegna ad apprezzare di nuovo tutta la bellezza e l’universalità della semplicità e della comunicazione.