Frank Underwood, majority whip della Camera dei Rappresentanti, sta per essere nominato vicepresidente degli Stati Uniti d’America. È il coronamento di una brillante carriera politica, ma un’amara sorpresa lo attende: il presidente ha ancora bisogno di lui alla Camera, gli impone di mantenere il suo ruolo di whip e nomina vicepresidente un altro fedelissimo. Da questo momento Frank darà il via a una serie di complicati piani, complotti, alleanze e pugnalate alle spalle che lo porteranno ai massimi vertici della politica statunitense.
Frank Underwood è, ovviamente, un personaggio di finzione: interpretato dal premio oscar Kevin Spacey, è il protagonista della serie House of Cards (in italia: House of Cards – gli intrighi del potere), nota per essere stata la prima serie a essere prodotta da Netflix, il colosso americano dello streaming online: le stagioni vengono rese immediatamente disponibili, tutte le puntate in un colpo, sulla piattaforma streaming, e questo è l’unico modo in cui la serie è fruibile negli stati in cui il servizio è disponibile. Negli altri stati è stata venduta a diverse compagnie televisive: in Italia per ora è andata in onda su Sky. L’assenza di trasmissione televisiva non ha limitato la diffusione del prodotto, tuttaltro, è diventato un vero e proprio cult in tutto il mondo: nella classifica IMDB degli show televisivi più popolari del 2013 è al quarto posto, con una media voti altissima: 9.1/10. E non sono mancati i riconoscimenti ufficiali: la serie ha fatto il pieno di nomination ai Primetime Emmy, e ha vinto tre Emmy e un Golden Globe, nonché svariati altri premi “minori”.
Non voglio parlare, però, delle qualità della serie e dell’innovativo metodo di produzione e distribuzione del prodotto, ma delle lezioni di leadership che si possono imparare osservando le azioni del protagonista.
Frank Underwood è un politico totalmente privo di scrupoli. Non esita ad approfittarsi delle debolezze altrui, pugnalare alle spalle e sporcarsi le mani (anche in modo pesante) per ottenere ciò che vuole. Ma non sono solo le sue bassezze ad averlo portato dove si trova, ciò che più ha contato sono le sue capacità di leader.
Comunicazione e persuasione
Frank, da bravo politico e bravo leader, è un eccellente comunicatore. E come tutti i bravi comunicatori, non eccelle solo nell’esprimere idee e concetti, ma anche nell’ascolto, reale o simulato che sia. Quando deve incontrare un elettore, un alleato o un rivale, come prima cosa Frank si informa tramite i suoi collaboratori sulla persona che deve incontrare, in modo da poter personalizzare al massimo l’incontro («Come sta tua moglie?» «Ricordo che l’anno scorso hai proposto un disegno di legge su…») dando la massima impressione di interesse ed empatia all’altra persona.
Non è solito far pesare la propria posizione di potere: si pone alla pari con l’interlocutore, ha un atteggiamento simpatetico e cortese, alza la voce e minaccia ritorsioni solo se ne è assolutamente costretto e la persona che deve affrontare è troppo incauta da non voler sentire ragioni. Insomma, con le buone o con le cattive riesce sempre a persuadere le persone che ha davanti a fare ciò che vuole lui. Non esita a premiare e dare contropartite e riconoscimenti a chi gli è leale: grazie a questo riesce a stringere alleanze durevoli (durevoli, almeno fino a quando gli sono utili…)
Gestione dell’informazione
Come ho già scritto nei primi articoli scritti per la rubrica Match Point, e come hanno scritto prima di me migliaia di persone, l’informazione è potere. E non c’è forse personaggio migliore di Frank Underwood per esemplificare l’uso dell’informazione come leva di potere.
Frank scava nel passato delle persone e usa i punti deboli dei propri avversari per distruggerli o trasformarli in propri alleati.
Consapevole del peso che può avere l’informazione giusta al momento giusto nella manipolazione dell’opinione pubblica, decide di diventare alleato e poi amante di Zoe Barnes, una giovane giornalista alla disperata ricerca di scoop, per passarle informazioni da pubblicare sul Washington Post, informazioni che serviranno, di volta in volta, a mettere in buona luce se stesso o i suoi alleati oppure a mettere in cattiva luce i suoi avversari. Ben consapevole del fatto che la giornalista potrebbe usare la loro relazione clandestina contro di lui, neutralizza il potere di questa informazione dicendo subito tutto alla moglie Claire, che approva la strategia del marito e non si dimostra gelosa della potenziale rivale (Claire è forse ancora più fredda e spietata del marito, e la loro relazione è l’alleanza più solida e interessante di tutta la storia), e scatta delle foto provocanti di Zoe come arma rovina-carriera nel caso lei decida di rivelare tutto pubblicamente.
Pianificazione e controllo
Frank non lascia nulla al caso, controlla e pianifica sempre tutto nei minimi dettagli. Ogni alleanza ha uno scopo preciso, ogni informazione utile viene messa da parte per un possibile uso futuro, ogni incontro prelude a qualcosa. È un abile gestore del proprio tempo, e raramente le cose gli sfuggono di mano: ha il controllo su tutto ciò che succede, anche quando la situazione sembra estremamente complicata. È circondato da una stretta rete di collaboratori leali ai quali delega quanti più compiti possibili.
E nonostante tutti i suoi impegni e le sue responsabilità, riesce a trovare sempre un po’ di tempo per se stesso: per un buon pranzo da Freddy, il suo “spacciatore” di fiducia di costolette di maiale, o per una partita sparatutto con la sua amata Playstation, grazie alla quale scarica il nervosismo accumulato durante le sue giornate dense di incontri e tensioni.
La cosa interessante è vedere come Garret Walker, il fittizio quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti, sia carente in tutti gli aspetti in cui invece eccelle Underwood.
Walker non sa gestire l’informazione: si fa manipolare facilmente e si mette in posizioni equivoche che lo mettono in cattiva luce sulla stampa. Ha poco controllo sul proprio staff e non è bravo a scegliere le deleghe: il suo principale consigliere, Raymond Tusk, è un ricco magnate che il presidente pensa di manipolare e usare a suo vantaggio, senza rendersi conto di essere, invece, manipolato da lui.
Questa differenza tra Frank Underwood e Garret Walker spiegherà molto della futura evoluzione della storia… ma sono vicende che non racconterò per evitare fastidiosi spoiler sulla trama.